Salzen
Il piccolo abitato, situato lungo la strada che collega Servo ad Aune (costruita dopo il 1866), è da sempre associato a quest’ultimo, ma la sua origine è alquanto più antica. Di matrice retica o etruscoide è infatti il toponimo Salzen (il suffisso –en indica proprietà) che secondo alcuni rimanderebbe al nome proprio Saltenius.
Certo è che sorge, tra affioramenti di scaglia rossa, ai piedi del Col delle Selze, tutto mirabilmente terrazzato con muri a secco. Le semplici case con i pioi (ballatoi) e i soler (solai) in legno sono raccolte attorno ad una piccola piazza dove si affacciano la chiesa ed una pregevole fontana seicentesca in pietra. Dello stesso periodo è anche un piccolo portale d’abitazione. Più in basso, attorno al ponte costruito nel 1915 che scavalca l'Ausor (Pont dell'Egua), domina l’acqua, elemento grazie al quale è sorta e si è sviluppata la frazione: si tramanda da generazioni che una sorgente in particolare abbia proprietà terapeutiche. Sulla riva destra si scorgono ancor oggi i ruderi del mulino dell’orzo e di quello del granoturco e della segheria che rimase attiva fino all'alluvione del 1966. I scarti della lavorazione del legno erano utilizzati sul versante opposto dalle fornaci della calce, che consumavano combustibile anche per 120 ore di seguito.
Gli edifici più antichi si trovano proprio in questa zona, attorno all'ottocentesco capitello dell’Addolorata, perché l’intero villaggio fu distrutto dall'incendio del 18 agosto 1861, provocato probabilmente dalla disattenzione di un bambino. Circa 300 persone si ritrovarono così senza casa, ed anche senza la chiesetta che era stata appena ultimata. I lavori di ricostruzione proseguirono per anni, e molti furono costretti ad emigrare.
L’Oratorio frazionale di Sant'Antonio da Padova venne innalzato nel 1854 e riedificato tra il 1864 ed il 1878 con semplici linee classiche su disegno dell’architetto feltrino Giuseppe Segusini (1801-1876). Ha un piccolo pronao a due colonne in muratura e campanile merlato. L’interno è ad aula unica con altare in marmorino, una statua di S. Antonio da Padova (1927) e Via Crucis a stampa eretta nel 1899. La sacrestia venne aggiunta nel 1957, ed è servita fino ad anni recenti anche da sala per le adunanze e la dottrina, e come scuola di musica.